Mmiez' a' chiesia
Nel XVII secolo la mensa arcivescovile di Napoli si riconferma proprietaria del “cavone” al centro del promontorio. Il territorio ampiamente dissodato da contadini procidani alle dipendenze di feudatari fu dato in enfiteusi ai contadini stessi, con la fondazione dei primi abitati stabili.
Da sempre la religione ha occupato un posto importante nella vita contadina. La cappella nelle masserie agricole non poteva mancare. Cadeva al centro del paese facilmente raggiungibile dalle piccole comunità. L’area venne definita “Mmiez’ â chiesia”; la piazza coincideva con l’attuale sagrato. La facciata era rivolta a occidente, verso quello che fu, almeno agli inizi del XVI, il primo approdo dei coloni procidani. La cappellina, costruita nel XVI secolo, simile agli alloggi contadini, ebbe lo scopo di soddisfare l’esigenza dei primi agricoltori pendolari di ricevere l’eucarestia. Al 1644 risale la ricostruzione della cappella finanziata dalla Mensa Arcivescovile di Napoli, proprietaria di quel fondo, che volle fosse dedicata a Santa Maria Assunta in cielo, similmente alla cattedrale di Napoli.
La “Madonna Assunta” si identifica fortemente con la natura contadina e marinara della comunità: stella del mare, protettrice dei naviganti e degli emigranti, protettrice del raccolto. La statua della protettrice del Monte di Procida ha lontane origini. Dagli atti delle visite pastorali della diocesi di Pozzuoli, emerge l’esistenza di una tela rappresentante una Madonna come antica guerriera, secondo la leggenda ritrovata in una grotta al Cavone, probabilmente tenuta nascosta lì per le persecuzioni delle immagini legate al culto ortodosso. Secondo la tradizione la tela fu fonte di ispirazione per il noto artigiano figurinaio Francesco Verzella al quale, nel 1814, fu commissionata la costruzione della statua da parte del parroco per la chiesa di Monte di Procida. Verzella crea una statua, con anima di legno e corpo di gesso. Ultimata venne portata a Procida perché il parroco era procidano, e poi trasferita a Monte di Procida. È stata sull’altare dal 1814 al 1833 fino a quando il vescovo la ritenne un po’ “sconcia” per l’abito che ne evidenziava le fattezze. L’autore la modificò e il manto da dietro fu sposato in avanti. Oggi si propone con il manto azzurro che le copre il busto.
Per ricordare il momento in cui la statua arriva da Procida il popolo Montese aveva l’abitudine di portare la Madonna in processione anche sull’isola, anche perché le processioni mariane via mare erano molto comuni nel 1800 per invocare la protezione in mare aperto. Dal 1770 al 1940 il ciclo liturgico dell’Assunta si svolgeva secondo un calendario che scandiva gli eventi più importanti della vita montese, con tre processioni: nel giorno dell’ascensione, il 15 d’agosto e la prima domenica di settembre. Rispettivamente si supplicava la benedizione celeste sui campi, si invocava la protezione dei numerosi marinai ed emigranti, si ringraziava Maria per una buona vendemmia.