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Abbasci a' vit

12/03/2021 20:20

AmontediProcida

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Abbasci a' vit

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Abbasci a' vit

 

 

 

Monte di Procida nei Campi Flegrei, non è immune dalla “frenesia” vulcanica di questo territorio. Le cronache del 1488 parlano di un violento terremoto che cambierà per sempre l’orografia della costa. In particolare l’area di Casevecchie che costituiva l’approdo naturale della primissima comunità, lo perde sprofondato in mare e San Martino diventa un’isola. I contadini-marinai, devono trovare un altro punto che permetta un facile approdo. Monte di Procida fu affidata dalla Chiesa di Napoli, già nel X secolo, a Enti religiosi, come l’abazia benedettina di San Martino, la mensa arcivescovile e la abbazia di Santa Maria ad Cappellam.

Verosimilmente anche Procida fu affidata ai benedettini. Fu proprio nel XV secolo che la cura delle terre dell’ormai diruta abbazia di San Martino, furono affidate a quella di Procida. Nel XVI e XVII secolo, gli enti religiosi provvidero a mettere a coltura il promontorio. Molti contadini esperti da Procida iniziarono la loro attività agricola da pendolari per poi stabilirsi sul promontorio.

Nella zona detta Abbasci â vit è presente il Cavone, termine utilizzato dai contadini procidani per indicare una zona del Monte, altamente erosa dalle acque piovane che ivi confluiscono, ieri come oggi. Rappresentava l’approdo più semplice per l’accesso a Monte di Procida. Probabilmente fu anche uno dei primi luoghi utilizzati per le prime colture a viti, da qui il nome Abbasci â vit.

Accanto a quest’attività agricola, successivamente e in particolare nel XX secolo, si sviluppa anche l’estrazione del tufo e della pozzolana di cui questa zona era particolarmente ricca. Testimonianza ne sono i numerosi tunnel presenti. La piroclastite, impiegata per le miscele di cemento è stata utilizzata largamente dai romani nella costruzione di imponenti opere architettoniche giunte ai giorni nostri in un ottimo stato di conservazione. La vicina Piscina Mirabils di Bacoli, ne è un esempio.

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L’estrazione della pozzolana avveniva lungo la costa per poter essere facilmente imbarcata, tramite pontili, su piccoli velieri. La necessità di provvedere al trasporto della pozzolana spinse alcuni cittadini intraprendenti a dotarsi di piccole barche, le bilancelle, con cui il materiale da costruzione veniva trasportato a Napoli, nelle isole del golfo e lungo il Tirreno. Gli intraprendenti cittadini montesi diedero inizio, così, all’attività armatoriale che diventerà uno dei cardini principali dell’economia del paese.